26/10/2017

Centenario della Grande Guerra: la Cisl propone le storie dei cancellati e dei dimenticati

L’evento alle 11.30 nella Sala Conferenze del Seminario Vescovile di Vittorio Veneto il 27 ottobre

Tra il pubblico, con i sindacalisti della Cisl, gli studenti vittoriesi

 

Con gli alpini del Regio Esercito Italiano conquistarono Cortina, la perla delle Dolomiti, c’erano gli Ascari, i soldati neri che combatterono molte delle nostre guerre. Nero (abissino) era anche Domenico Mondelli, ufficiale che combatté sul fronte italiano prima come pilota dell’aviazione, poi come bersagliere ed infine con gli Arditi. Alla fine del conflitto portava due ferite e, al petto, due medaglie d’argento e due di bronzo, sulle spalle i gradi di tenente colonnello. Il Duce gli stroncò la carriera militare perché i neri non potevano comandare sui bianchi.


Peggio ancora per gli ebrei: dopo le leggi razziali del 1938 molti dei loro ufficiali, sopravvissuti nelle battaglie tra l’Isonzo e il Piave, scomparvero nei campi di concentramento.
Ma la ricerca storica, curata dal prof. Mauro Pitteri per la Cisl del Veneto, non si è fermata qui. Leggendo con attenzione i nomi incisi nelle lapidi dei cimiteri di guerra ecco i nomi di soldati maghrebini, musulmani, che, inquadrati nelle forze francesi ed inglesi, diedero la loro vita per fermare l’avanzata degli Austro-ungarici.


E poi ancora i volontari delle Legioni romene, polacche e cecoslovacche, costituite da soldati arruolati dall’Imperatore Francesco Giuseppe, il cui esercito era multietnico, e poi passati dall’altra parte, quella italiana: catturati venivano impiccati per tradimento.
La retorica fascista cancellò queste storie che raccontano come il fronte italiano fosse - al pari di tutti gli altri fronti della “inutile strage” - luogo abitato da una molteplicità di popoli con lingue, religioni, culture diverse.


Accanto ai “cancellati” la Cisl ricorda i dimenticati: le centinaia di migliaia di profughi veneti e friulani fuggiti oltre il Piave dopo la rotta di Caporetto e trasferiti con le tradotte in tutta Italia, fino alla Sicilia. I diari dell’epoca, come i documenti ufficiali, raccontano le loro sofferenze ma soprattutto i pregiudizi e l’intolleranza nei loro confronti come anche gli atti di solidarietà che non mancarono. Togliendo le date e aggiornando il lessico si potrebbe confondere quei fatti con quelli che caratterizzano le vicende dei profughi di oggi. Come se tutto fosse stato dimenticato.


“1917: i popoli, i soldati, i profughi sul fronte italiano” si sviluppa comprende la proiezione del video “I popoli del Piave” prodotto da Cisl Comunicazione, un intervento storico di Mauro Pitteri e la lettura scenica di “Ho un nome brutto, brutto: son dei profughi” con Martina Boldarin e Daniele Chiarotto. L’iniziativa è stata realizzata in collaborazione con la Pastorale Sociale della Diocesi di Vittorio Veneto e porta il patrocinio del Comune di Vittorio Veneto.