7/02/2013

Agroalimentare, Fai Cisl a Congresso venerdì 8 febbraio: 2.300 iscritti e 100 delegati: Belluno e Treviso si uniscono

Agroalimentare, Fai Cisl a Congresso venerdì 8 febbraio

2.300 iscritti e 100 delegati: Belluno e Treviso si uniscono

Contrattazione di secondo livello, al via una campagna di informazione

Appello agli industriali: “Aprano alla contrattazione , nelle imprese prive di contratti e welfare aziendale i lavoratori perdono 1500 euro di salario all’anno”


Treviso – Rimarrà nella storia come il Congresso dell’unificazione quello che si svolgerà domani, venerdì 8 febbraio, all’hotel Piol di Limana (Belluno). “Uniremo la Fai, la categoria dell’agroalimentare della Cisl, di Belluno e Treviso, per dare maggiore efficienza alla nostra azione sindacale nel territorio dove, insieme  all’industria e all’artigianato alimentare, i lavoratori dell’agricoltura, i forestali e quelli della bonifica svolgono un ruolo determinante nella difesa dell’ambiente a beneficio dell’intera collettività”, hanno spiegato questa mattina nella sede trevigiana della Cisl i segretari generali della Fai Cisl di Treviso e Belluno, rispettivamente Andrea Zanin e Corrado De Salvador. Accanto a loro, in conferenza stampa, c’erano Riccardo Bernard della segreteria Fai di Belluno e Andrea Meneghel, Diego De Bortoli e Nesida Luchtefeld della segreteria di Treviso.

La Fai Cisl Belluno e Treviso dopo l’unificazione avrà complessivamente 2.300 iscritti e più di 100 delegati aziendali. Domani sarà rieletto tutto il gruppo dirigente. Sarà un sindacato fortemente presente nelle aziende e nel territorio, con recapiti nelle aziende e  nei Comuni per dare la migliore assistenza possibile agli iscritti. “Saremo uniti - hanno dichiarato Zanin e De Salvador - per dare un esempio anche alle istituzioni che stentano a riorganizzarsi, e più forti, per dare più rappresentanza e servizi ai nostri iscritti, ma anche per contribuire con il nostro ruolo a costruire una società locale più coesa e solidale per poter sostenere, con strumenti nuovi e insieme alla Cisl, in particolare i giovani e i disoccupati. A loro dobbiamo dedicare il massimo sforzo per offrire nel territorio strumenti di sostegno al reddito, ma anche di formazione di riqualificazione e inserimento lavorativo. Per questo siamo convinti che un territorio più ampio di azione possa dare opportunità maggiori di soluzione a questi bisogni”.

Nonostante la crisi, l’industria alimentare viaggia controcorrente anche nelle province di Treviso e Belluno e più in generale nel Nord Est, dove il comparto ha opportunità di sviluppo importanti. Si tratta di un settore primario che, pur con molte difficoltà, riesce anche ad assorbire alcuni lavoratori espulsi dalle aziende metalmeccaniche e tessili. In particolare, le circa 1700 aziende trevigiane e bellunesi dell’alimentare occupano 10 mila lavoratori (il 7% degli addetti delle attività manifatturiere) ed esportano circa il 13% del fatturato complessivo che è pari a 542.000.000 euro. Gli imprenditori stranieri sono 160. Nel settore agricolo nelle province di Treviso e Belluno ci sono 17.300 imprese, per un totale di 4.800 lavoratori fissi e 7.500 stagionali. Il settore di tutela ambientale, infine, impiega fra Treviso e Belluno 180 lavoratori nei consorzi di bonifica e 350 forestali.

“Le aziende di questi settori - affermano Zanin e De Salvador - sono riuscite in questi anni a rafforzarsi sul mercato locale e internazionale, e attraverso innovazione, ricerca di nuovi prodotti e un’efficiente organizzazione del lavoro oggi offrono ai consumatori prodotti di eccellenza che fanno del made in Italy il loro punto di forza. Nelle nostre province abbiamo sviluppato importanti relazioni sindacali sia con le imprese che con l’associazione degli industriali e con le organizzazioni di rappresentanza del settore primario. Nel 30% delle aziende abbiamo stipulato accordi aziendali per gestire le flessibilità, l’organizzazione del lavoro e dare riconoscimenti economici con accordi incentivanti su obiettivi. Significativa inoltre l’esperienza dei contratti provinciali agricoli e degli enti bilaterali che erogano prestazioni economiche aggiuntive ai lavoratori agricoli”.

“Resta grave però - proseguono i due segretari - che nel restante 70% delle aziende del settore alimentare la contrattazione di secondo livello non sia presente, perché questo determina da un lato l’assenza di uno strumento importante per le imprese per recuperare produttività, e dall’altra la perdita di salario per i lavoratori, una perdita che mediamente si aggira attorno ai 1.500 euro all’anno. Inoltre va considerato il fatto che oggi solo gli accordi sulla produttività aziendale possono godere di sgravi fiscali e contributivi per aziende e lavoratori previsti dalla recente legge nazionale”.

Sulla base di queste riflessioni la Fai Cisl di Treviso e Belluno lancia un appello preciso alle associazioni degli industriali delle due province: “Alle associazioni di rappresentanza e alle imprese di Belluno e Treviso chiediamo di aprire un confronto in tutto il territorio mirato a rafforzare e diffondere la contrattazione di secondo livello. Chiediamo alle aziende locali di aderire a strumenti che migliorino i risultati aziendali, attraverso parametri di redditività, efficienza, prevenzione, sicurezza e produttività, qualità che la legge incentiva attraverso sgravi fiscali e contributivi importanti”, affermano Zanin e De Salvador. “Molte aziende e tanti lavoratori non sono informati di questa opportunità – concludono i rappresentanti di Fai Cisl Treviso e Belluno -, per questo faremo una forte azione di informazione su questo tema in tutti i luoghi di lavoro, convinti del fatto che solo nel confronto tra azienda e lavoratori potremo ritrovare nuove vie di crescita anche della nostra economia locale”.

 

Treviso, 7 febbraio 2013

Cisl Treviso
Ufficio Stampa