22/03/2013

Primo Congresso Cisl Belluno-Treviso

A Cison di Valmarino il primo Congresso territoriale della Cisl Belluno-Treviso

Dibattito con Vardanega, Orsini, Rubinato, Muraro, Massaro

Lorenzon e Orsini: "Sviluppo del sistema produttivo possibile solo allargando i confini: serve un progetto comune per realizzare un'area metropolitana del Veneto centrale"

Nel tardo pomeriggio di venerdì 22 marzo l'elezione della nuova Segreteria

Cison di Valmarino (Treviso) - "Dentro - e solo dentro - un allargamento dei nostri confini si colloca la possibilità di un nuovo sviluppo del sistema produttivo dei nostri territori, che trovano nel manifatturiero il proprio punto di forza. Uno sviluppo che necessariamente dovrà fare i conti con un qualche ridimensionamento quantitativo, ma che rimane decisivo per il benessere dell'intera collettività locale". E' questo il messaggio lanciato da Franco Lorenzon e Anna Orsini, a nome delle segreterie Cisl di Belluno e Treviso, nel corso del dibattito sullo sviluppo economico, sociale e istituzionale del territorio, che ha animato la mattinata del secondo e ultimo giorno del primo Congresso territoriale della Cisl Belluno e Treviso che nel tardo pomeriggio eleggerà la nuova Segreteria. Alla tavola rotonda hanno partecipato Anna Orsini, segretario generale uscente della Cisl Belluno, Alessandro Vardanega, presidente di Unindustria Treviso, Leonardo Muraro, presidente della Provincia di Treviso, Jacopo Massaro, sindaco di Belluno e Simonetta Rubinato, parlamentare e sindaco di Roncade (Tv).

La proposta della nuova Cisl unificata Belluno-Treviso, lanciata oggi nel corso del confronto, è al centro della relazione congressuale presentata da Franco Lorenzon, segretario uscente della Cisl di Treviso, a nome di entrambe le segreterie. "La crisi - ha spiegato Lorenzon - determina profondi cambiamenti nei rapporti competitivi tra aziende (centralità della ricerca e dell'innovazione) e tra territori (dai distretti locali alle filiere globali), nella divisione internazionale del lavoro (meno manifatturiero e più terziario) e nella struttura organizzativa delle imprese (crescita dimensionale). Questo comporta la necessità di ripensare i sistemi di governance politico/istituzionale ai vari livelli. Occorre comprendere il senso di tali cambiamenti e condividere i riferimenti strategici attorno ai quali programmare il nuovo sviluppo locale. Le dinamiche demografiche, economiche, tecnologiche, urbanistiche e infrastrutturali hanno assunto traiettorie che superano i tradizionali confini amministrativi entro i quali si articola l'organizzazione dello Stato. I distretti economici si collocano ‘a cavallo' tra più province, tendendo sempre più verso filiere nazionali e internazionali; le infrastrutture ridisegnano nuovi confini lungo i quali si sviluppano gli insediamenti civili e industriali; la mobilità delle persone, dei servizi e delle merci tende ad assecondare questi processi e a concentrarsi in prossimità di questi ambiti di "area vasta". La politica di coesione europea ha già registrato questo processo, decidendo di orientare parte importante delle proprie risorse verso la dimensione "metropolitana": la programmazione comunitaria 2014-2012 destinerà significative risorse alle città metropolitane per azioni integrate per lo sviluppo urbano sostenibile.

"E' a queste dinamiche e a questi orientamenti comunitari - hanno affermato Lorenzon e Orsini - che occorre guardare per contribuire alla positiva evoluzione dello sviluppo del nostro territorio. Per questo serve procedere con urgenza alla realizzazione di un'area metropolitana del Veneto centrale, in grado di mettere in rete la ‘visibilità globale' di Venezia, la ‘ricerca innovativa' di Padova e il ‘saper fare' di Treviso e Belluno. Il policentrismo veneto, inteso come arcipelago di isole separate, deve trovare sintesi in un nuovo sistema di governance a trazione metropolitana, dentro un sistema regionale organico e in rete. Il nuovo sviluppo, quello che ci chiede necessariamente un allargamento dei confini, trova le sue radici nella società e nel territorio. E' qui dove si concretizzano le condizioni perché si torni a crescere e produrre benessere. Senza coesione sociale non c'è buona economia, nè sviluppo, nè benessere. Ecco perché occorre far comunità, un'espressione poco abituale nel linguaggio sindacale, ma quanto mai necessaria nel periodo che stiamo attraversando. E' proprio a partire dall'importanza che ‘il locale' può offrire alla soluzione della crisi, che prende forza il contributo che ciascuno di noi, che tutta la Cisl territoriale, può dare alla nostra comunità, e non solo. Da questa crisi non usciremo ciascuno per conto proprio, ma solo facendo squadra. Appunto, facendo comunità".


Treviso, 22 marzo 2013

Cisl Treviso
Ufficio Stampa