2/05/2011

Primo Maggio a Treviso, Festa del Lavoro per la coesione sociale e lo sviluppo sostenibile

La comunità si unisce il 1° Maggio attorno ai temi del lavoro
Festa in piazza dei Signori organizzata da Cisl, Cgil e Uil Intervento di Franco Lorenzon, Segretario Generale Cisl

 

Facciamo festa

Oggi abbiamo dato alla nostra manifestazione un evidente tono di festa (ben visibile dalla presenza del coro e della banda musicale a cui va il nostro apprezzamento e ringraziamento), che non vuole certo avere il significato di dimenticarci del difficile momento che sta attraversando il mondo del lavoro, bensì la voglia e la capacità di reagire positivamente alle nuove sfide, consapevoli dei rischi ma anche della nostra forza unitaria.


D'altra parte 1° maggio è una FESTA e tale vogliamo che rimanga, a dispetto di tanti inutili e strumentali polemiche che hanno preceduto questa ricorrenza e che avrebbero voluto solo provocare una ideologica contrapposizione a cui non ci siamo prestati. Forti della consapevolezza che una comunità si costruisce anche con giornate come questa, e che gli assembramenti nei grandi centri commerciali rimangono espressione non di coesione sociale, ma di anonima e passiva presenza di gente che solo illusoriamente può dare l'idea di una forza sociale che sviluppa l'economia! Per questo dobbiamo ‘fare festa' per ricordarci e per ricordare a tutti che il lavoro è un valore non se fa diventare i lavoratori un ingranaggio della macchina produttiva, al servizio di un consumismo privo di significato, ma solo se è finalizzato al benessere integrale della persona!


Ma - come tutte le feste e le ricorrenze - anche questa si richiama alla mente la storia, le lotte, le rivendicazioni, le conquiste, che appaiono oggi così lontane, esponendoci al pericoloso rischio della nostalgia, un sentimento che diventa ancora più acuto in un momento segnato da una grave crisi economica e da una ancor più grave situazione occupazionale.


La nostalgia potrebbe perfino tramutarsi in rimpianto se pensiamo che oggi il LAVORO è stato ed è svalutato e disprezzato a vantaggio della rendita, della speculazione finanziaria, dell'evasione fiscale e contributiva. Il valore del lavoro e del lavoratore è stato infatti piegato alle ragioni delle azioni e degli azionisti, del consumo e del consumatore, nella continua ricerca di offrire oggetti ad un prezzo più basso, non importa se prodotti con lo sfruttamento di qualcuno in qualche parte del mondo!
Le conseguenze di tutto questo sono davanti ai nostri occhi e ci siamo svegliati nell'incubo di una crisi senza precedenti.
Il lavoro è invece lo strumento con il quale abbiamo creato sviluppo e benessere, ci siamo dati identità individuali e collettive, abbiamo unito i cittadini in un progetto sociale condiviso. Il lavoro è elemento costitutivo della coesione sociale: anzi, possiamo ben dire che ha un valore ‘costituzionale', e quindi è fonte tra le più importanti di quell'assetto democratico che ha garantito al nostro Paese pace e sviluppo, e di cui dobbiamo andare giustamente fieri.

Non guardiamo indietro


Ma non è indietro che dobbiamo guardare, non è alla nostalgia che dobbiamo cedere, non è al ricordo che dobbiamo affidare la nostra capacità di rispondere a questi problemi. Dobbiamo invece guardare avanti, là dove ci sono le risposte ai nostri problemi, là dove stanno i progetti per una società migliore, là dove si colloca una nuova stagione di sviluppo, di democrazia, di diritti. Una stagione che non sarà diversa dal passato e che non ci riproporrà quanto è già accaduto, perchè si affermerà in modi e forme nuove. Una stagione che diventerà occasione di un nuovo sviluppo a condizione che sappiamo scoprirlo, a condizione che non ci lasciamo afferrare da ciò che abbiamo alle nostre spalle, a condizione che sappiamo rinnovare il nostro impegno attorno ai valori della giustizia, della solidarietà, della coesione sociale. Valori che rimangono nel tempo, ma che devono essere realizzati in forme nuove, perché nuovi sono i problemi cui dobbiamo rispondere.

Le sfide che abbiamo di fronte
Il lavoro, la società, la politica stanno subendo profonde trasformazioni: sono questioni che vanno affrontata in un contesto nuovo, quello globale, in cui miliardi di persone si affacciano per la prima volta nel circuito di uno sviluppo e di un benessere dal quale erano sempre stati esclusi. Per questi popoli si prospetta un futuro di crescita e di benessere che essi stanno affrontando con grande entusiasmo, ma che costringe il mondo occidentale a ripensare il proprio modello di sviluppo ed i propri stili di vita.

Per questo le contraddizioni che attraversano il mondo del lavoro sono enormi e si chiamano disoccupazione (specie giovanile), si chiamano precarietà (del lavoro e nel lavoro), si chiamano bassi salari. Nel lavoro dipendente ed in quello autonomo, nel settore privato e in quello pubblico, nella cooperazione e nella scuola! Di fronte alle sfide mondiali non si può percorrere la scorciatoia della riduzione dei costi, caricandoli sui lavoratori, perché si tratta di una strada senza uscita. Infatti la nostra capacità di competere sui mercati mondiali si giocherà sempre più sulla qualità e non sui bassi costi. Per questo la promozione dei diritti di chi lavora coincide con l'interesse di tutta la società: la qualità del lavoro e del lavorare consente infatti di reggere ad un confronto altrimenti perso in partenza, essendo altri popoli meglio attrezzati di noi sulle produzioni a più basso valore aggiunto.

Non meno profonde sono le contraddizioni presenti nella nostra società e si chiamano: crescita delle diseguaglianze, aumento della povertà, scarsa integrazione degli immigrati, aumento della non autosufficienza. Problemi che si accompagnano con un andamento demografico che ci vede tra i paesi più vecchi del mondo, e con un sistema di welfare che - con il debito pubblico che ci ritroviamo - dispone di risorse sempre più scarse. Un sistema quindi che va riveduto e corretto nella direzione non della privatizzazione, ma in quella della giustizia e dell'equità - a cominciare da quella fiscale - e dell'assunzione di responsabilità da parte delle Associazioni di rappresentanza. Su questi temi è necessario richiamare con maggior energia l'attenzione pubblica, favorire la presa di coscienza collettiva, proporre e costruire nuove soluzioni.

Per un sviluppo sostenibile

Tutto questo pone seri problemi alla tenuta del nostro sistema economico e sociale e ci costringe a trovare nuove strade, verso uno "sviluppo che rimarrà tale solo se diventerà sostenibile", capace cioè di passare dal mito della crescita illimitata e dal mito della quantità (quello cioè tarato sull'avere sempre di più), ad un progetto segnato dalla qualità, quello cioè finalizzato ad una ‘vita ed un lavoro buoni in un ambiente più sano'.

Quello che abbiamo davanti non è un cammino indolore e privo di rischi, ma non è stato facile neppure il cammino delle generazioni che ci hanno preceduto e che ci hanno regalato un benessere frutto di tanti sacrifici e di tanto sudore. La differenza è sempre fatta dalle motivazione che ci spingono ad affrontare il futuro: quando il desiderio di riuscire è superiore alla paura di non farcela nessun traguardo ci è precluso. E' stato vero per chi ha dovuto rimboccarsi le maniche dopo una guerra distruttiva, è vero per noi che siamo chiamati a riprogettare e ricostruire uno sviluppo che è finito drammaticamente in testa/coda.

Una nuova stagione di governo della cosa pubblica

Il Sindacato è coinvolto in prima persona in questi processi ed in queste trasformazioni. Nel mondo, in Italia ed anche a Treviso. Da qui nascono le difficoltà per ritrovare una comune strategia capace di affrontare le nuove sfide. Nella nostra provincia esiste tuttavia la comune consapevolezza che queste sfide si possono affrontare meglio se non ci facciamo condizionare dai populismi e dalle demagogie e se realizziamo una collaborazione unitaria costruita sulle "cose da fare" e non sull'ideologia che divide. Per questo abbiamo potuto raggiungere alcuni positivi risultati, dando un contributo significativo alla trasformazione del sistema produttivo trevigiano: innanzitutto con l'accordo fatto con la Provincia per la ricollocazione dei lavoratori disoccupati e con Unindustria con il ‘Patto per lo sviluppo'.

E non vogliamo dimenticare l'attenzione dedicata ai cittadini ed alle famiglie più deboli, con i confronti in corso tutti i Comuni e con i risultati ottenuti in materia di tariffe sociali nel gas e nell'acqua, con l'impegno a fare altrettanto nei settori dei rifiuti e del trasporto pubblico locale.
Da questo punto di vista è necessario qui richiamare l'attenzione dei responsabili della politica locale, a cominciare dai sindaci e dai rappresentati provinciali, ad impegnarsi perché le attuali ristrettezze dei loro bilanci (che sono destinate a rimanere nel tempo) si traducano in maggiore efficienza e maggiore attenzione ai problemi sociali. Non sembri questo (meno risorse e migliori prestazioni) un paradosso, ma solo il razionale invito a trovare le collaborazioni necessarie a superare i campanilismi, ad attuare le sinergie nei servizi, a ridurre i livelli burocratici, a condividere delle priorità senza disperdersi in mille inutili rivoli che provocano solo sprechi e pochi benefici ai cittadini.

Insomma noi proponiamo che si realizzi una nuova stagione di governo della "cosa pubblica" all'insegna della responsabilità e non del populismo, della coesione e non della divisione, dell'efficienza e non dello spreco, dell'impegno concreto e non dell'inutile lamento.

Tutti questi obiettivi sono alla nostra portata: dei lavoratori e dei pensionati, dei giovani e degli anziani, degli italiani e degli immigrati, delle donne e degli uomini, dei cittadini e dei politici. L'unica condizione è di non rinchiuderci in noi stessi, di non guardare al nostro passato, di non credere che i problemi si possano risolvere meglio da soli. Insomma è necessario non farci condizionare dalla paura e dalla preoccupazioni per il futuro. Siamo noi, e non altri, i protagonisti del nostro destino: basta trovare nella fiducia, nella collaborazione e nella speranza le ragioni di un rinnovato impegno che, proprio perché complicato e difficile, ci regalerà la soddisfazione di aver contribuito ad uscire da questa crisi migliori di come vi eravamo entrati.

 


Questo è il significato di questa giornata

Questo è il messaggio
dei lavoratori e dei pensionati trevigiani

Questo è l'impegno di tutta la nostra collettività

W IL PRIMO MAGGIO !!

 

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