26/09/2013

Ideal Standard: serve un piano industriale nuovo

Ideal Standard: serve un piano industriale nuovo

La crisi del Gruppo Ideal Standard va gestita nell'ambito della proposta avanzata lo scorso 11 settembre a Roma dal Ministero dello Sviluppo Economico, ma i sindacati veneti esigono un piano industriale nuovo che, riorganizzando l'attività produttiva, renda subito l'azienda più competitiva. Si possono sintetizzare così i contenuti dell'incontro che si è svolto martedì24 settembre tra i sindacati del settore e la direzione aziendale presso la Regione Veneto, presente l'assessore Elena Donazzan ed il sindaco di Trichiana.

I rappresentanti del Gruppo industriale hanno espresso però posizioni diverse e, su alcune questioni cruciali, ancora molto lontane dalle richieste sindacali e ministeriali. In particolare sulla permanenza di tre siti produttivi (Trichiana, Orcenico e Roccasecca) è stato indicato come obiettivo strategico la concentrazione della produzione su due soli stabilimenti. Diversa invece la posizione del Ministero e delle organizzazioni sindacali per i quali l'attività produttiva, un "presidio industriale" va mantenuta in tutti e tre i siti.

Comune disponibilità invece a procedere con la verifica sulla possibilità di prorogare, almeno per un altro anno, il ricorso agli ammortizzatori sociali (a Trichiana è attivo da quattro anni il contratto di solidarietà) evitando così scelte che metterebbero in discussione l'occupazione per aprire la porta agli esuberi.

I sindacati veneti Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Veneto e Belluno e le RSU di Trichiana, come precisano in un loro comunicato unitario, hanno però insistito sulla "necessità di una riorganizzazione immediata delle attività di produzione, con decisioni capaci di rivederle completamente in ogni singolo stabilimento" al fine di "rendere l'azienda competitiva nel mercato" anche "accompagnando questo periodo con ammortizzatori sociali che possono essere anche differenziati per sito produttivo".

Le rappresentanze sindacali venete, comprese le RSU di Trichiana, non si sentono tranquillizzate e quindi non si accontentano delle dichiarazioni con cui l'azienda afferma di volere restare con la produzione in Italia, "se non sono accompagnate da scelte e interventi tali da determinare le basi affiché ciò avvenga".

Un altro anno di mancati investimenti e senza una riorganizzazione produttiva - sottolineano - può solo produrre un aggravamento delle condizioni finanziarie del Gruppo e quindi a compromettere ancora di più il suo futuro.  Dopo gli incontri con le Regioni, il prossimo appuntamento è ancora al MiSE che si è assunto anche il compito di garantire una regia unica della vertenza tramite un tavolo di trattative unico.