7/01/2015

Piano Socio Sanitario Regionale, le proposte della Cisl al primo cittadino di Belluno

"L'incontro di oggi con il Sindaco di Belluno Jacopo Massaro è un tassello nel percorso di dialogo e confronto necessario per dare attuazione al nuovo Piano Socio Sanitario Regionale e, in particolare, al riassetto della medicina di prossimità e degli ospedali di comunità.

Pur giudicando interessanti le proposte contenute nel Piano Regionale di prevedere delle aggregazioni di medici di medicina generale per garantire una maggiore accessibilità al servizio e una miglior qualificazione dell'intervento, abbiamo manifestato perplessità riguardo al fatto che il modello individuato potesse essere esteso a tutte le realtà territoriali.

Quello che come Cisl abbiamo suggerito al Sindaco Massaro è che il progetto di realizzazione delle nuove aggregazioni dovrebbe essere comunque successivo alla sottoscrizione della convenzione regionale con i Medici di Medicina Generale, per fare sì che quell'accordo diventi poi il quadro di riferimento entro quale definire gli obblighi specifici per i medici stessi.

Partire prima, con fasi di sperimentazione, ci sembra rischioso. L'avvio della sperimentazione per le AFT le Aggregazione Funzionali Territoriali, è un'esperienza cui guardiamo comunque con interesse anche se, in alcune zone del territorio, è di difficile declinazione.

A nostro avviso, per la provincia di Belluno, la sfida è quella di riuscire a garantire estensione e qualità delle prestazioni in condizioni decisamente diverse dalla pianura. Pensare di raggruppare in una decina ambulatori tutti i professionisti che ora operano sul territorio, significa sguarnire, soprattutto le zone alte della provincia, di quei servizi che sono assolutamente necessari per chi vive in montagna. Va da sé che un modello così concepito non ha alcuna possibilità di trovare riscontro positivo nella nostra comunità: troppi disagi per accedere al servizio sanitario soprattutto per le persone anziane.

L'unica ipotesi, però da sperimentare e valutare attentamente, può essere quella del modello a stella e cioè prevedere un ambulatorio centrale, ma con la garanzia del mantenimento degli attuali presidi pur riducendone la frequenza di apertura ed orientando negli studi medici periferici quell'utenza impossibilitata ad ulteriori spostamenti.

E' un modello organizzativo complicato, certo, che può essere realizzato attraverso la condivisione delle ipotesi di lavoro con i Sindaci che rappresentano tutta la comunità. Non bisogna in ogni caso rinunciare a qualificare l'assistenza sanitaria territoriale prevedendo, accanto ai medici di base (che devono essere comunque garantiti), figure professionali che possano supportare l'attività medica sul territorio al pari, almeno, di quelle che dovrebbero essere presenti nei centri medici territoriali.

Un altro elemento di attenzione è quello degli ospedali di comunità. In questo caso abbiamo suggerito di avviare un confronto, accelerando l'analisi sull'effettiva collocazione delle strutture, inserite in un quadro di organizzazione provinciale. Abbiamo chiesto inoltre che vengano chiariti gli elementi di qualità riguardo a chi fornirà l'assistenza medica, elemento, questo, imprescindibile per capire dove e come collocare queste strutture nel territorio".

Anna Orsini - Segretario Generale Aggiunto Cisl Belluno Treviso