25/06/2015

Dati mercato del lavoro in provincia di Treviso

 

Nota di premessa

In queste ultime settimane i giornali nazionali e/o locali hanno pubblicato dati sul mercato del lavoro spesso contradditori generando confusione. Molte sono state le letture degli indicatori statistici, a volte interpretate in maniera molto diversificata.

Alfio Calvagna, della Segreteria Cisl Treviso Belluno, propone una lettura fatta di pochi numeri di sintesi del 2014 e dei primi mesi del 2015, per una riflessione sulle tendenze che stanno cambiando il nostro sistema economico e produttivo.

Il 2014

La fine del 2014 in provincia di Treviso, ha fatto registrare dei deboli segnali di ripresa per l'economia trevigiana, ma non sono stati sufficienti ad innestare una sensibile inversione di tendenza sul mercato del lavoro.
Una disoccupazione crescente, consumi fermi, un saldo negativo per la demografia dell'imprese e ¬un significativo incremento delle procedure concorsuali e quasi 1500 aperture di procedure di scioglimento o liquidazione.
Tuttavia, nel manifatturiero trevigiano qualcosa si è mosso, in senso positivo. Segnali che sembrano essere confermati nei primi mesi dell'anno in corso.

Gli elementi di novità che sono emersi non riguardano tanto la produzione (dove non si registrano sensibili variazioni +1,3%) ne la domanda estera, che si conferma trainante +4,2%.
La novità positiva sta nella rimessa in moto degli ordini per il mercato interno facendo registrare un +2,8% (bisogna ritornare indietro di 15 trimestri per trovare una variazione analoga).

Si è registrato anche un prolungamento dell'orizzonte di produzione assicurato dal portafoglio ordini: che passa dai 37 - 39 giorni in media ai 46 giorni.
Attenzione però ai facili entusiasmi perché un 30% delle imprese dichiara ancora contrazione nella raccolta degli ordini dal mercato interno.

Dal secondo semestre del 2008 alla fine del 2014, la provincia di Treviso ha perso oltre 31.500 posizioni di lavoro. Continua ad essere una delle provincie venete più colpite a causa dell'alto peso del manifatturiero, penalizzato da una flessione di oltre 25.000 unità lavorative.
Il solo comparto del Made in Italy conta oltre 14.400 posti di lavoro in meno, mentre quello metalmeccanico registra una contrazione di 7.800 unità. Anche le costruzioni registrano consistenti perdite occupazionali con un - 8.400 lavoratori.
In positivo solo le utilities e il terziario che registrano complessivamente un incremento di 2.755 nuovi occupati.

 

Da annotare anche l'aumento dei licenziamenti collettivi nel corso del 2014.

4.752 licenziamenti, in aumento rispetto al 2013, quando erano stati 2989 unità.
Il tasso di disoccupazione a fine 2014 si è attestato all'8,3% (nel 2013 era del 7,3%), senza contare i licenziamenti individuali che non sono più rilevati.
Il complesso delle forze di lavoro è costituito da 412.000 unità e risulta composto da 377.000 occupati e da 34.000 persone in cerca di occupazione.

Il tasso di disoccupazione giovanile (15-29 anni) ha subito un brusco incremento tra il 2013 e il 2014, passando dal 13,5% al 18,5%.

Questo il quadro in cui si inseriscono i primi numeri del 2015.

Primo trimestre 2015

• Ordini estero +4,2%
• Produzione +1,7%
• Esportazioni +4,6%
• Nuove assunzioni 30.860 di cui 26.420 lavoro dipendente, 4.440 assunzioni con altri contratti.
• +16,8% assunzioni rispetto al 1° trimestre 2014, delle quali +45,3% tempo indeterminato e +20,8% contratti somministrazione.
• +7.175 il saldo di posizioni di lavoro dipendente, mentre nello stesso periodo 2014 il saldo era stato di 5.605.
• Le DID (immediata disponibilità) rilasciate nel 1° quadrimestre del 2015 registrano un -13,5%
• Le ore di CIG totali autorizzate sono state 3,6 milioni, con un - 42,7%
• Nuove iscrizioni nelle liste di mobilità, 1012 unità nel 1° quadrimestre 2015, segnando un -18,3%
• 58 aperture di crisi dal Gennaio ad Aprile con una diminuzione del - 62,3%.

Tendenze e previsioni

Secondo l'indagine Excelsior la domanda di lavoro mostra un miglioramento dal punto di vista tendenziale registrando un incremento di assunzioni di circa il 13% rispetto al 2014 confermando, sotto l'aspetto dell'occupazione, i segnali di una lieve ripresa del ciclo economico.

La maggior parte delle assunzioni saranno effettuate da imprese che operano nei servizi (commercio - servizi avanzati alle imprese - servizi alla persona - turismo e ristorazione.)
Nell'industria il comparto che sembra prevalere nelle assunzioni è quello della metalmeccanica ed elettronica, seguito dal tessile-abbigliamento e dal legno-mobile in misura ridotta.
Si segnala anche una discreta ripresa delle assunzioni di giovani con meno di 30 anni.

I profili professionali che tendenzialmente le imprese ricercheranno nel corso dell'anno saranno: dirigenti (specialisti e tecnici) operai specializzati con precedenti esperienze professionali (metalmeccanici ed elettromeccanici) figure professionali qualificate nelle attività commerciali e dei servizi; figure impiegatizie qualificate.
Aumenta la richiesta di tecnici in campo informatico, ingegneristico e della produzione, nonché ingegneri in discipline scientifiche.

Da segnalare che la crescita complessiva di laureati e diplomati arriverà al circa il 60% del totale delle assunzioni, segnando più 7% rispetto al 2014.
Diminuirà la quota di assunzioni di operai senza una qualifica professionale specifica.

Il quadro appena dipinto ci impone di iniziare a leggere i dati sul mercato del lavoro in modo non più tradizionale, ma in un modo del tutto nuovo, legandolo in maniera sempre più stringente alle strategie delle imprese presenti sul territorio.
E' necessario porci domande, nei confronti delle aziende, come:

• Quali investimenti faranno?
• Quali innovazioni di prodotto e di processo intendono attivare?
• Quali profili professionali stanno ricercando?

E' necessario pensare ed agire sul mercato del lavoro chiedendoci come le imprese intendano rimanere competitive, oppure come proveranno a recuperare quella competitività capace di generare nuova occupazione.
E' bene, in ogni caso, avere la consapevolezza che quello che è stato fino al 2008 non tornerà più, indipendentemente dal fatto che questa crisi sia ormai alle nostre spalle oppure no.

Siamo ad un nuovo paradigma, ad un cambio di passo, ma questo nuovo paradigma ci pone una serie di domande:

• Quale sarà la quantità di lavoro che sarà capace di generare questo annunciato cambio di passo ?
• Quanta nuova occupazione sarà capace di produrre?
• Quali profili professionali sostituiranno quelli tradizionali ante 2008 ?
• Quale deve essere il ruolo della scuola, dei centri professionali, dell'Università? Quali nuove materie dovrebbero insegnare?
• Quale risposta saremo capaci di dare a quel capitale umano che corre il rischio di restare fuori dal mercato del lavoro, descritto dalle tendenze in atto?


Conclusioni

"Dalla lettura dei dati emerge una situazione ancora molto fluida ed in continuo mutamento.
Si registrano positivi segnali di ripresa, ma non sufficienti ad invertire la tendenza negativa che ancora rimane.
- dichiara nelle conclusioni Alfio Calvagna, Segretario Cisl Belluno Treviso - Tuttavia le dinamiche congiunturali ci dicono che il manifatturiero, asse importante dell'economia provinciale che interagisce con il terziario avanzato, mostra segnali di cambiamento in positivo nei primi tre mesi del 2015. Risale la produzione industriale, si conferma la domanda estera, mi rimuove il mercato interno, si allunga la visione della produzione e del portafoglio ordini.
Ancora un cauto ottimismo, tanti anni di crisi non si superano così facilmente, anche perché i segni lasciati sono profondi e stanno cambiando radicalmente il territorio e la modalità di produrre beni e consumi. La prova di quanto affermato sta nella richiesta dei profili professionali sempre più specializzati e qualificati. La riorganizzazione delle produzioni e delle aziende sempre più orientate ai mercati esteri e ad una produzione di beni sempre più di qualità e di innovazione, confermano la richiesta di figure professionali di alto profilo. Non siamo ancora fuori dal tunnel, ma si incomincia a intravedere la luce."

"La crisi ci ha costretto a fare i conti con l'efficienza, e ora inizia la partita con la qualità del prodotto o del servizio erogato - commenta Franco Lorenzon Segretario Generale Cisl Belluno Treviso - Treviso può giocarsi la partita di una crescita che non sarà più lineare ma discontinua. Noi tutti, sindacato, mondo imprenditoriale e politico, dobbiamo avere l'obiettivo di creare nuovi posti di lavoro, perché non è scontato che la ripresa produttiva corrisponda ad una ripresa del mercato del lavoro. Questo avverrà se rilanciamo quel patto per lo sviluppo, che diventa necessariamente un patto per il lavoro, che nel territorio trevigiano avevamo già avviato e che ora è urgente rivitalizzare."