7/10/2015

Esternalizzazione cucine ospedali Belluno e Agordo

COMUNICATO STAMPA
Belluno, 7 Ottobre 2015

Il sindacato Fp Cisl intende inviare a Zaia una lettera aperta
per evitare la chiusura delle cucine di Belluno ed Agordo
Promossa una petizione e raccolta firme contro i  pasti esternalizzati negli ospedali


 Una lettera aperta, firmata da cittadini e dipendenti, da inviare a Venezia per spiegare i motivi per cui bisogna tenere il servizio di ristorazione negli ospedali di Belluno e Agordo (comprensiva di casa di riposo) in capo all’Usl.
È questa l’iniziativa che la Cisl Funzione pubblica intende mettere in atto per fermare quello che definisce una soluzione che «rischia di andare contro il benessere dei pazienti». La notizia dell’intenzione dell’azienda sanitaria di mettere a gara il servizio di ristorazione dei nosocomi è arrivata qualche settimana fa e ha lasciato tutti perplessi. «Il servizio coinvolge 44 addetti tra Agordo e Belluno. A questi si aggiunge la decina di dipendenti delle cucine della casa di riposo Sersa», dice Fabio Zuglian, segretario Fp Cisl, che prosegue: «Oltre un anno fa avevamo chiesto che, visto il blocco del personale pubblico, si fondessero le cucine di Sersa e di Belluno per recuperare personale e risparmiare 150 mila euro. Ma il progetto è stato rigettato dalla Crite (Commissione Regionale per l'Investimento in Tecnologia ed Edilizia).
E così l’Usl intende indire una gara di appalto per esternalizzare il servizio, facendo passare 30 cuochi nella nuova società e ricollocando nell’Usl, con mansioni diverse, l’altra ventina rimanente, andando a disperdere professionalità. Ma risparmiando 330 mila euro». L’intento dell’Usl, da quanto riferisce la Fp Cisl, è di mantenere la cucina di Belluno, facendo degli investimenti che sarebbero in capo alla ditta appaltatrice (all’interno dell’appalto), e poi da qui gestire i pasti per il San Martino, Agordo e la Sersa.
«La cucina dell’ospedale è ancora tra le poche attive in Veneto i cui costi sono allineati con quelli regionali: si parla di 13 euro per la giornata intera e di 6,50 euro per un pasto Iva compresa. All’ospedale di Agordo e alla Rsa si spendono 190 mila euro all’anno, mentre a Belluno si toccano i 324 mila. «Ma il menù è tra i più vari: si parla di quattro primi e quattro secondi, con variazioni a seconda dei problemi dei pazienti. Purtroppo l’Usl non è disposta a valutare eventuali soluzioni diverse per risparmiare, mantenendo il servizio così com’è. Si potrebbe pensare di ridurre i piatti, magari. Quello che chiediamo è che si valutino e si discutano, anche con gli operatori, tutte le ipotesi, per non andare a disperdere delle professionalità che da sempre operano per dare il miglior servizio possibile ai pazienti». Che il servizio mensa sia importante lo dicono anche il ministero della Salute e la Regione, quando precisano che «lo stato nutrizionale influenza il decorso delle malattie. Quando questo non è ottimale, quindi, si allungano i tempi di degenza con un aggravio di costi per il sistema sanitario», conclude Zuglian. «Come fanno le ditte esterne a proporre prezzi inferiori? Cosa significherà questo in termini di qualità? Sono state vagliate tutte le possibilità per evitare l’esternalizzazione?».

 articolo de "Il Corriere delle Alpi"