13/10/2015

Valorizzare il lavoro è nell'interesse dell'impresa

 COMUNICATO STAMPA
Treviso, 12 Ottobre 2015


"L'Assemblea di Unindustria Treviso dello scorso 10 ottobre può essere considerata a tutti gli effetti la prima assemblea del "dopo crisi", rappresentando lo spartiacque tra un prima e un dopo radicalmente diversi tra loro.
Non a caso "cambiare" è stato il significativo (e fin troppo scontato) titolo che Unindustria ha dato alla propria convention.

La declinazione che di tale slogan ne ha fatto Unindustria, proponendosi come intelligente alleata della pubblica amministrazione, ci è sembrato tuttavia la riproposizione ben fatta dei più noti e affermati slogans nostrani, cioè "basta tasse e basta burocrazia!", con il naturale corollario che la colpa è sempre di qualcun altro, men che meno degli imprenditori. Che - non a caso - hanno riservato un tiepido applauso al presidente dell'Inps Boeri quando ha affermato che qualche ‘prevaricazione' dell'Inps nei loro confronti è stata (anche) la risposta a comportamenti furbetti e opportunistici di imprese che hanno fatto della truffa all'Ente (e ai propri colleghi) un'attività voluta e programmata.

Tutto questo colloca l'attuale progetto di Unindustria Treviso nel solco di una tradizione che, lungi dal rappresentare un'effettiva discontinuità con il passato (anche se il passaggio dalla rivendicazione alla collaborazione non va certo sottovalutato), ne rappresenta piuttosto una sua naturale e abile evoluzione.
Ciò che, piuttosto, mi interessa sottolineare è la residuale attenzione dedicata al "core business" dell'impegno associativo, e cioè alla necessaria ridefinizione del ruolo e dei compiti di una Associazione di rappresentanza in uno scenario in cui sta venendo meno ogni tipo di mediazione, col plauso di partiti, governo, mass media e opinione pubblica.
In particolare, la pur positiva e condivisa rivendicazione di un ‘nostrano modello contrattuale', è sembrata un po' al di sotto della gravità di una situazione che sta mettendo in discussione non solo la rappresentanza dei lavoratori, ma anche quella degli imprenditori.

Nelle relazioni contrattuali - nazionali e locali - si gioca infatti la "questione lavoro" in modo innovativo e adeguato ai tempi. A condizione, però, di non fare del lavoro un mero fattore della produzione, ma di riconoscerlo e valorizzarlo, nell'interesse del lavoratore stesso e dell'impresa.
Noi non crediamo che tutto questo sia prerogativa esclusiva della parte imprenditoriale, ma che sia necessaria anche l'interlocuzione e la mediazione sindacale. Va ricordato, infatti, che è facile risolvere i problemi quando tutto va bene, ma diventa molto più complicato quando la crisi ‘morde la carne viva' del lavoro.
Forse qualcuno ha sottovalutato la positiva gestione delle difficoltà che nella crisi attuale si è realizzata senza conflittualità violente soprattutto grazie all'autorevolezza e responsabilità di quel sindacato così facilmente denigrato. Dobbiamo attendere che esplosioni periodiche e incontrollate di conflittualità diventino la ‘cifra' dei rapporti sindacali del futuro? Noi riteniamo, invece, che sia necessario investire di più in "relazioni industriali", non per riproporre rendite di posizione, ma per modernizzare i rapporti a favore dei lavoratori e delle imprese."

Queste brevi considerazioni vogliono essere uno stimolo per richiamarci alla necessità di continuare una sperimentazione che non deve fermarsi a quanto già realizzato. Occorre, infatti, prendere coscienza che, senza un reciproco supporto nell'esercizio del ruolo della rappresentanza, finiremmo entrambi per trasformarci in erogatori di ‘servizi associativi', sicuramente utili ma incapaci di rispondere alle nuove domande di sostegno al lavoro e all'impresa nel nuovo scenario globale.

 

Franco Lorenzon - Segretario Generale Cisl Belluno Treviso