6/05/2016

Tessitura Valman di Trevignano: “Licenziamenti immediati o chiusura”

Treviso - Quattordici licenziamenti incentivati da 6000 euro lordi per evitare la chiusura. Prendere o lasciare. È questa la proposta “irricevibile” avanzata dalla direzione aziendale della storica tessitura Valman di Trevignano alle organizzazioni sindacali, che lunedì 2 maggio hanno spiegato la situazione ai lavoratori nel corso di un'assemblea. I dipendenti, in tutto una trentina, hanno espresso all’unanimità la totale contrarietà alla proposta e alla possibilità di fare un accordo di mobilità immediata.

“Non ci è mai capitato in tanti anni di lavoro- affermano Gianni Boato della Femca Cisl Belluno Treviso ed Enrico Antico della Uiltec Belluno Treviso - di essere messi in una condizione di ricatto come in questa vicenda: dire che o si accetta un accordo per il licenziamento immediato di 14 persone con 6000 euro di incentivo o si chiude è un atteggiamento irresponsabile nei confronti dei dipendenti, delle loro famiglie e del territorio e per questo informeremo anche il sindaco di Trevignano della vicenda”. Infatti, i 3 anni di bilanci in perdita, l’idea di poter proseguire trovando anche altri rami di business e il taglio del 50% della forza lavoro sono tutte caratteristiche compatibili con la richiesta di una Cassa integrazione straordinaria al ministero. “Cassa integrazione straordinaria - spiegano i sindacalisti - che accompagnerebbe i lavoratori fino al 2017, quando, se dovessero essere licenziati, potrebbero contare tutti su almeno 24 mesi di Naspi, ricevendo un sussidio fino al 2019. Con il licenziamento immediato proposto dall'azienda invece, lavoratori under 50 potranno godere di un anno di mobilità, mentre quelli gli over 50 avranno diritto a 18 mesi”. Insomma, una soluzione più ragionevole per accompagnare metà dei dipendenti verso l'uscita con il supporto degli ammortizzatori sociali ci sarebbe, ma l'azienda sembra non averla neppure presa in considerazione.

“Lo scorso 28 aprile - spiegano Boato e Antico - uno dei soci, Roberto Valenti, in rappresentanza della direzione aziendale, ci ha comunicato che, preso atto della crisi complessiva del mercato, della perdita di un cliente molto importante, e del progetto d'investimento su un nuovo prodotto, l’assemblea dei soci della Valman ha stabilito che l’azienda potrebbe continuare la sua attività lavorativa solo a condizione che venga fatta una ristrutturazione che preveda il licenziamento di 14 persone. Secondo quanto riportato da Valenti, la mobilità immediata, incentivata con 6000 euro lordi, sarebbe l’unica condizione possibile per permettere all’azienda di evitare la chiusura”.

“Inoltre - affermano i sindacalisti - abbiamo saputo che nei giorni successivi l'assemblea i lavoratori hanno ricevuto telefonate da fonti aziendali in cui si spiegava che il sindacato non ha capito la gravità della situazione: la verità è che il sindacato ha capito benissimo, ma per la prima volta si trova in una situazione dove a non voler capire è chi dovrebbe governare l’azienda. Abbiamo affrontato tantissime ristrutturazioni, dove con il buon senso e accordi di percorso abbiamo accompagnato cambiamenti epocali, con responsabilità e a salvaguardia della continuazione aziendale; siamo disposti a farlo anche in Valman, ma ci deve essere da parte dell’azienda la consapevolezza della responsabilità sociale verso i lavoratori. Va anche detto che contro la Valman ci sono già state sentenze di reintegro per licenziamenti illegittimi: che l’azienda pensi che ci siano 14 persone che serenamente potranno firmare l’accettazione delle lettere di licenziamento è una cosa tanto assurda quanto ingenua. Se tutto questo serve per chiudere l’azienda e dare la colpa al sindacato non ci stiamo”.

Se l’azienda, come atto unilaterale, aprirà la procedura di mobilità, Femca Cisl e Uiltec porteranno al tavolo provinciale le motivazioni per una richiesta di apertura di crisi aziendale al ministero del Lavoro. “Informeremo anche il Sindaco di Trevignano - concludono i sindacalisti - perchè in azienda molti dipendenti hanno un età importante, ma non ancora sufficiente per raggiungere i requisiti per il pensionamento e non si può nn valutare la ricaduta sociale delle scelte aziendali: con la nostra proposta molti lavoratori potrebbero contare su un periodo di 2 anni di ammortizzatori in più”.

 

Treviso, 6 maggio 2016

Cisl Belluno Treviso
Ufficio Stampa