Editoriale

 22/07/2011

Manovra economica, le ragioni della mobilitazione della Cisl

Capire la crisi e risolvere i problemi
Manovra economica, le ragioni della mobilitazione della Cisl

Come non c'è stato un solo evento a determinare la crisi, così non ce ne sarà uno a partire dal quale tutto sarà risolto. Nemmeno quando si riusciranno a tagliare i privilegi all'odiata casta: in un recente sondaggio di Sky, il 96% di coloro che si sono espressi ritiene che i privilegi dei politici siano meno sopportabili dei ticket sanitari.

Non sarà né il rancore né l'individuazione di un capro espiatorio a risolvere problemi la cui natura risiede in un riposizionamento mondiale delle economie, con lo spostamento del baricentro dall'Atlantico al Pacifico. Una ricollocazione che ha lasciato l'Europa a fare i conti con la propria insipienza politica, diventata facile preda della speculazione finanziaria. Con l'Italia che vi ha aggiunto una politica senza strategia, rissosa e inconcludente.

Si tratta quindi di un processo lungo e difficile, in cui sono fondamentali la giusta direzione di marcia, la coerenza delle scelte, la perseveranza dell'impegno.

La manovra economica 2011-2014 va inscritta in questo contesto, tenendo ben presente che tutti i Paesi europei si sono già impegnati a ridurre il proprio debito pubblico fino a raggiungere il 60% del Pil nei prossimi 20 anni: per l'Italia equivale ad una riduzione pari a 45 miliardi l'anno. Per tutto il nostro Paese e per il sindacato ciò rappresenta un'ulteriore e più impegnativa sfida all'assunzione di responsabilità. Sulle spalle del Governo grava l'imperdonabile errore di aver fatto credere che i problemi fossero stati già superati, ma ora è importante trovare le giuste soluzioni, perché se tutti hanno convenuto sulla necessità e urgenza della manovra, non tutti sono d'accordo sulla sua equità ed efficacia. Tra questi anche la Cisl, che lunedì 25 luglio darà luogo a presìdi davanti a tutte le Prefetture del Veneto.

Al netto della scandalosa resistenza del ceto politico al superamento dei propri privilegi, occorre evidenziare un fatto che nessuno avrebbe mai voluto accadesse: siamo tutti diventati più poveri. La scarsa produttività delle nostre aziende e l'insostenibile pesantezza del debito pubblico, hanno reso il ‘sistema Italia' poco competitivo nella sfida globale e quindi incapace di produrre un'adeguata ricchezza da ridistribuire. Da qui occorre ripartire, rivedendo l'idea che ci siamo fatti della nostra situazione e riformulando le aspettative sul nostro futuro.

Il giudizio della Cisl sul merito della manovra non può essere positivo, perché il mix di tasse (con la mancata riforma fiscale e la crescita dei balzelli) e di tagli (con il ridimensionamento dello stato sociale, in particolare in tema di pensioni e sanità), finisce per pesare in modo sproporzionato sui lavoratori dipendenti, sui pensionati e sulle famiglie, senza peraltro offrire una ragionevole speranza alle giovani generazioni.

Il nostro senso di responsabilità non ci porta a mettere in campo scontri dai quali tutti risulterebbero perdenti, ma neppure ad attendere passivamente gli eventi: per questo abbiamo promosso una mobilitazione traguardata sul lungo periodo, sostenuta da proposte concrete e ragionevoli.

Le indicazioni della Cisl sono precise: innanzitutto ridurre i costi della politica, superando le Province, accorpando i Comuni più piccoli e le innumerevoli società di servizi, assoggettando i vitalizi nazionali e regionali alle regole dell'Inps. Altro punto fermo, realizzare la riforma fiscale e riqualificare la spesa sociale: meno tasse sul lavoro e sulle pensioni e di più sulle rendite e sui consumi, con un deciso contrasto all'evasione fiscale; introdurre i costi standard nella sanità, dare concretezza al Fondo per la non autosufficienza. Infine assicurare politiche di sviluppo, spendendo le risorse disponibili senza farle diventare residui passivi e realizzando quelle riforme strutturali senza le quali non andremo da nessuna parte, a cominciare dalla liberalizzazione delle professioni.

Questo l'impegno di un sindacato che sa stare al passo del cambiamento: responsabile, che si misura con i problemi concreti, che indica soluzioni praticabili, che non si ferma alla prima difficoltà. Un sindacato che non s'illude e che non illude

 

Franco Lorenzon
Segretario Generale Cisl Treviso