27/01/2017

Giornata della Memoria, la riflessione del Segretario generale

Auschwitz, 27 gennaio 1945

 

Sembra ieri.  A volte sembra non sia mai accaduto. La memoria vacilla e può riproporsi come rito per ‘resistenti e reduci’, una celebrazione capovolta dell’orrore che racconta il passato senza cercare di capirlo.


Scriveva E. Hillesum, morta ad Auschwitz nel 1942: “Se tutto questo dolore non allarga i nostri orizzonti e non ci rende più umani, liberandoci dalle piccolezze e dalle cose superflue di questa vita, è stato inutile”.


“Se preferiamo dimenticare Auschwitz è per paura di vedere che il male dei lager non è estraneo alla specie umana”, commenta S. Todorov. Così il male - quell’odio irriducibile nei confronti della libertà dell’altro -si ripropone ogni giorno. Oggi come allora. Ci abituiamo alle guerre e alla povertà e a non farci più caso. E ci assolviamo dicendoci “non lo sapevo, e anche se lo avessi saputo, non avrei potuto farci niente”.


Se ascoltassimo veramente il messaggio di Auschwitz, sarebbe difficile vivere tranquillamente, dovremmo ripensare radicalmente la nostra vita. Forse è per questo che dimentichiamo con facilità. E’ infinitamente più comodo, per ciascuno di noi, pensare che il male ci sia estraneo, che non abbiamo niente in comune con i mostri che l’hanno messo in atto. Perché il male si realizzi non basta però che alcuni lo commettano con azioni atroci; bisogna che la maggior parte degli altri se ne stia in disparte, indifferente. Oggi come allora.


Tuttavia anche nei lager ci sono stati molti atti di bontà. Anche nelle circostanze più avverse, uomini e donne stremati dalla fame, dal freddo e dalla fatica, bastonati e umiliati, hanno mostrato gesti di bontà: non tutti, non sempre, ma abbastanza perché la nostra fiducia nel bene ne venga rafforzata. E’ la “banalità del bene”, ci ricorda ancora Todorov.


Oggi come allora.

Franco Lorenzon
Segretario generale Cisl Belluno Treviso