4/03/2017

Progetti chiari e un'unica voce per far crescere il territorio montano

Veneto Strade, Codivilla: quale futuro per la montagna?

 

Dopo il caso “Veneto Strade”, siamo ora alle prese con la vicenda dell’ospedale Codivilla di Cortina d'Ampezzo. In questo intervento non c’è lo spazio per approfondire il merito di queste vicende, ma mi preme fare alcune riflessioni di carattere politico e strategico per quanto riguarda il futuro della montagna.


La prima riflessione è che anche noi bellunesi abbiamo qualche responsabilità. Non è una provocazione. Questi due temi già richiamati sono solo gli ultimi di una lunga serie che amministratori, associazioni di categoria e politica affrontano quando i problemi emergono a tempo ormai scaduto. L’esempio dell’ospedale di Cortina è esemplare: una vicenda che va avanti da anni, rispetto alla quale tutti noi eravamo a conoscenza dell'avvicinarsi della fine della sperimentazione di gestione pubblico/privato. Il primo messaggio quindi, è che dobbiamo avere la capacità di affrontare per tempo, compatti, i problemi.


La seconda considerazione è che ancora una volta emerge come le scelte vengano fatte lontane dai luoghi in cui ricadono gli effetti di tali decisioni. In questo senso va inquadrato sicuramente tutto il tema della sanità, ma anche dei servizi in generale: infrastrutture, scuole, servizi pubblici e privati, ambiente e sviluppo economico e turistico. Costruire in montagna infrastrutture come ponti o gallerie costa mediamente 5 volte di più che farlo in pianura; sanità e servizi sociali costano il 40% in più; costruire una abitazione privata il 50% in più. Il privato (poste, internet, negozi, servizi in generale) usa logiche di mercato che mettono al primo posto la redditività degli investimenti. Il pubblico, in particolare su sanità e scuola, usa la logica dei numeri e quindi il parametro usato è quello della popolazione.


E’ chiaro a tutti che se le scelte della politica fatte a Roma e a Venezia ruotano su questi assunti, il tentativo di ragionare di sviluppo e rilancio dei nostri territori rischia di fallire dalle fondamenta di qualsivoglia piano strategico sulla provincia. Strategia che tuttavia, si badi bene, manca o è affrontata con esperienze isolate e sconnesse da una vision condivisa di tutta la società civile, politica e rappresentativa del bellunese. Dobbiamo far capire che il circolo vizioso “pochi abitanti uguale tagliare servizi, pochi servizi uguale la gente se ne va” dev'essere trasformato in circolo virtuoso e per farlo servono idee per sostenere il lavoro e i servizi. A Belluno la popolazione cala drammaticamente, nelle province interamente montane di Sondrio e di Verbania (per non scomodare sempre i nostri vicini) è rimasta stabile, se non addirittura in leggero aumento.


La terza considerazione è sulla sanità. Da pochi mesi è entrata in vigore la nuova riforma della sanità veneta. La Cisl ha condiviso e sostiene la premessa: “spendere meglio e non spendere meno”. In definitiva mettere insieme le due Usl dovrebbe significare risparmi sulla governance da destinare successivamente al territorio. Si sappia che vigileremo che quanto sostenuto dalla riforma si traduca in più risorse per gli ospedali di comunità, per la medicina integrata, per le aggregazioni funzionali territoriali e per le eccellenze, perché ci risulta che negli ospedali bellunesi mancano medici e soprattutto le risorse per fare la manutenzione o acquistare macchinari diagnostici e chirurgici. Le distanze tra gli ospedali contano davvero e bisognerebbe sperimentarle in situazioni di malessere fisico o familiare e non in situazioni di sereno e sano divertimento turistico.


Per quanto riguarda il Codivilla,va detto che qualcosa non quadra. Si è sostenuto, a ragion veduta, che la sanità va intesa come una grande struttura a rete, di ambito regionale, in cui le eccellenze vanno mantenute e rilanciate. A Cortina, come tutti sappiamo, vi sono preziose specializzazioni (cura dell'osteomielite e tbc ossea) riconosciute in ambito internazionale, che vanno tenute sia per garantire il servizio alla gente di montagna che vi abita, sia perché la nostra terra ha una forte vocazione turistica che va ripresa, ripensata e riproposta anche in considerazione di realtà come l’ospedale.


La quarta considerazione è semplice ma alquanto difficile da mettere in pratica. Dobbiamo iniziare a ragionare sulle idee e sui progetti, che pur ci sono sia da parte delle associazioni di categoria, che da parte della classe imprenditoriale che, a giudizio della Cisl, è tra le più dinamiche e giovani del nostro Paese. I progetto però vanno inseriti in un ragionamento condiviso. Non ha senso portare a casa eventi internazionali di prestigio, sportivi (Cortina 2021) o culturali (Tiziano o il Fulcis), se poi non riusciamo a garantire servizi essenziali di qualità, strade, treni e ospitalità. In breve, questo territorio deve farsi sentire con un'unica voce e con idee chiare. Solo così possiamo pretendere quella autonomia di governo e quelle risorse indispensabili per poter dire che nessuno meglio del “montanaro civicus” può governare il proprio territorio.

 


Segretario CISL Belluno Treviso
Rudy Roffarè