24/09/2017

Belluno verso il referendum: quale autonomia per la provincia?

I prossimi appuntamenti referendari dovrebbero essere, innanzitutto, momento di riflessione, confronto e progettazione istituzionale, sociale ed economica del nostro territorio. La Cisl, pur consapevole della inadeguata valenza giuridica dello strumento, si è già espressa riconoscendo che il referendum è sempre un momento di partecipazione democratica dei cittadini.

A Belluno tutto ciò acquisisce ancora più importanza, tenendo in considerazione che il referendum è un modo per riportare all’attenzione della Regione e del governo due temi fondamentali. In primo luogo, va detto che esiste già, dal 2012, da parte della Regione, il riconoscimento alla specificità montana. Ora va attuata senza se e senza ma, mettendo da parte “sgarbi” da schieramenti di campo. In secondo luogo, una volta terminato (positivamente) il referendum regionale e avviate le trattative con Roma e il parlamento in base alla Legge nazionale 116/2001 (che già oggi autorizza le amministrazioni regionali a chiedere l’autonomia su moltissime materie), la Regione deve farsi portavoce delle problematiche di tutta la montagna veneta e tenerne conto nel confronto sul merito delle autonomie.

Non va bene, come sostiene l’assessore regionale Gianpaolo Bottacin, assegnare le colpe agli uni o agli altri. Dobbiamo tutti spingere perché si riconoscano a tutti i territori di montagna che sanità, scuole, infrastrutture, edilizia, commercio, attività industriali, servizi, ambiente e turismo hanno bisogno di autonomia vera e, aggiungiamo noi, di responsabilità. E’ vero, come ricorda correttamente l’assessore, che già oggi la provincia riceve molte risorse, ma il tema non sono solo le risorse. Se ragioniamo solo di questo, perdiamo tutti. Anche perché le maggiori risorse sono assolutamente insufficienti per un territorio tanto esteso, quanto poco popolato e invecchiato.

Quello che serve davvero, al di là del facile dibattito politico sulle autonomie, in cui autonomia vuol dire tutto o niente, è interrogarci su quale autonomia vogliamo. L’autonomia infatti, deve essere un mezzo e non un fine. Un mezzo in cui, a partire dai nostri sogni di montanari, vogliamo progettare un territorio al passo con i Paesi europei. I dati economici e turistici degli ultimi mesi del nostro territorio sono molto incoraggianti. Se sapremo cogliere questo momento e mettere da parte le divisioni, potremmo per davvero far parlare con una unica voce il nostro territorio, spingere per il riconoscimento delle esigenze della montagna e progettare seriamente il nostro futuro.

 

Rudy Roffarè

Segreterio generale aggiunto CISL Belluno Treviso