29/04/2019

Sanità: “La Regione ascolti il territorio bellunese”

Sanità, la preoccupazione delle Organizzazioni Sindacali bellunesi per la scarsa attenzione della Commissione regionale nei confronti proposte dei Sindaci 

Cgil, Cisl e Uil di Belluno esprimono preoccupazione per l’insufficiente disponibilità della Commissione regionale per la sanità e le politiche sociali nel recepire in tutto o in parte le proposte che i sindaci hanno fatto nei giorni scorsi a nome di tutto il territorio. Osservazioni maturate anche da un confronto tra Conferenza dei sindaci e Organizzazioni sindacali, che nei mesi scorsi hanno lavorato per evidenziare opportunità e punti deboli del nuovo piano socio sanitario.

“Abbiamo sempre sostenuto - affermano in una nota congiunta il segretario generale aggiunto della Cisl Belluno Treviso Rudy Roffarè, il segretario generale della Uil Treviso Belluno Guglielmo Pisana, il segretario generale della Cgil Belluno Mauro De Carli e la responsabile dello Spi Cgil Belluno Rita Gentilin - che un conto sono le teorie del nuovo piano e un conto la loro messa in pratica. Per questo la prima cosa che preoccupa è quella citazione ‘compatibilmente con le risorse messe a disposizione’: questo significa che se il territorio di Belluno, nei prossimi anni, non si vede assegnare le risorse adeguate, molte di quelle teorie rischiano di rimanere sulla carta”.

“Inoltre - proseguono i rappresentanti sindacali - è importante che, a fronte di un’organizzazione di eccellenza nella cosiddetta “rete veneta”, in cui l’Hub di Treviso e in parte quello di Belluno diventano decisivi, si difenda l’insieme di presidi con posti letto e la presenza dei medici nel territorio, e purtroppo oggi in discussione c’è anche questo. Anzi, per un vero sistema sociosanitario di qualità, dovrebbe essere potenziato. Invece stiamo assistendo alla fine della sperimentazione delle medicine di gruppo integrate, così come per gli ospedali di comunità non si è spinto a sufficienza per una loro distribuzione consistente e plasmata sulla conformità del territorio”.

“Tuttora - spiegano - continuiamo ad interrogare la Regione Veneto su quale sia la vera risposta ai problemi della sanità in montagna e quale sia il vero metodo che la direzione regionale sanitaria intende porre in essere per spostare la cura e le attenzioni sui malati cronici e i non autosufficienti che abitano la periferia della montagna bellunese. Abbiamo la necessità di mantenere e potenziare la medicina specialistica nel Bellunese, nonostante la carenza di medici. Recarsi negli ospedali fuori provincia seppur per patologie meno impegnative, penalizza ulteriormente la scarsa attrattività del nostro territorio consentendone di fatto lo spopolamento, proprio per la mancanza di questi servizi. Manteniamo forti dubbi anche sui posti letto riservati alla riabilitazione, così come quelli destinati alle lungodegenze che sembrano soppresse a favore degli ospedali di comunità. Siamo dunque preoccupati perché non si sono aggiunte risorse, ma ci sono invece tagli come quello ai posti letto o ancora ai primariati che sono la dimostrazione di un indebolimento dell'area sanitaria”.

“In definitiva - concludono - facciamo nostra la preoccupazione della conferenza dei sindaci e auspichiamo che le proposte fatte (posti letto, specializzazioni, golden hour, neurochirurgia h24, 4cc.) siano per lo meno discusse dalla commissione. In discussione non c’è soltanto la sanità, ma la capacità del territorio di arginare lo spopolamento quando dovremmo invece, cambiare rotta con politiche che siano anche attrattive, come dimostrano gli ottimi programmi per la montagna fatti da regioni come Lombardia, Friuli e Emilia Romagna per gli Appennini”.