22/01/2020

Reddito e pensione di cittadinanza a 4.555 famiglie della Marca e 863 del Bellunese

L’importo medio mensile è di 400 euro a Treviso e 363 a Belluno

Sono 4.555 le famiglie della Marca che percepiscono il reddito o la pensione di cittadinanza, con un importo medio mensile di 400 euro. In provincia di Belluno, sono 863 le famiglie beneficiarie del contributo, con un importo medio di 363 euro. A certificarlo, è l’Osservatorio statistico dell’Inps, che fornisce le essenziali informazioni statistiche sui nuclei familiari percettori del beneficio economico introdotto alla fine del 2018 dal Governo giallo-verde.

Da marzo 2019 al 7 gennaio 2020 in provincia di Treviso 9.421 nuclei familiari hanno presentato una domanda di Reddito o Pensione di Cittadinanza all’Inps: 4.888 (51%) sono state accolte, 599 (6%) sono in lavorazione, 3.934 (42%) sono state respinte o cancellate, 333 (3,5%) decadute. Nel Bellunese, hanno presentato domanda di Reddito o Pensione di Cittadinanza 1.641 famiglie: 919 (56%) sono state accolte, 72 (4%) sono in lavorazione, 650 (40%) sono state respinte o cancellate, 56 (3%) decadute.

Al netto dei decaduti dal diritto - per rinuncia del percettore, variazione della situazione reddituale o della composizione del nucleo familiare - a beneficiare della misura introdotta dalla Legge di bilancio di fine 2018, sono dunque 4.555 famiglie nella Marca, per un totale di 9.873 persone coinvolte e un contributo mensile medio di 400 euro. Dei 4.555 nuclei familiari coinvolti, 3.640 percepiscono il reddito di cittadinanza, con un importo medio mensile di 456 euro e un totale di 8.884 persone coinvolte, mentre 915 sono le famiglie beneficiarie della pensione di cittadinanza, con un assegno medio pari a 189 euro e un totale di 989 persone coinvolte.

In provincia di Belluno ne sono beneficiarie 863 famiglie, per un totale di 1.574 persone  e un contributo medio di 363 euro. Degli 863 nuclei familiari, 674 percepiscono il reddito di cittadinanza, con un importo medio mensile di 412 euro e un totale di 1.356 persone coinvolte, mentre 189 sono le famiglie beneficiarie della pensione di cittadinanza, con un assegno medio pari a 190 euro e un totale di 218 persone coinvolte.

A Treviso un quarto delle pratiche, per un totale di 2.308 richieste, è stato presentato tramite il Caf e il Patronato Inas della Cisl territoriale. Di queste, 1.474 (64%) sono state presentate da cittadini italiani e 834 da stranieri. 1.532 (66%) le richieste di cittadini sopra i 50 anni di età.

A Belluno, un terzo delle pratiche, per un totale di 467 richieste, è stato presentato tramite il Caf e il Patronato Inas della Cisl. Di queste, 287 (61%) sono state presentate da italiani e 180 da stranieri. 298 (64%) le richieste di cittadini sopra i 50 anni di età. La maggior parte delle domande è stata avanzata subito dopo l’entrata in vigore del provvedimento, nella primavera dello scorso anno, quando si è registrato un notevole afflusso nelle sedi Cisl di cittadini che avevano bisogno di informazioni sui requisiti per accedere al contributo e di supporto per presentare la domanda e attivare la card.

Come noto, il Reddito di cittadinanza è un sostegno economico ad integrazione dei redditi familiari finalizzato al reinserimento lavorativo e sociale introdotto dalla Legge di bilancio 2019. I cittadini possono richiederlo a partire dal 6 marzo dell’anno scorso, obbligandosi a seguire un percorso personalizzato di inserimento lavorativo e di inclusione sociale. Il beneficio è denominato Pensione di cittadinanza se il nucleo familiare è composto esclusivamente da uno o più componenti di età pari o superiore a 67 anni.

“Il Reddito di cittadinanza - commenta Massimiliano Paglini della Segreteria Cisl Belluno Treviso - ad oggi non ha portato gli effetti sperati, ossia la creazione di posti di lavoro e prospettive per lo sviluppo e la crescita. Continuiamo a pensare che puntare su Reddito di cittadinanza e salario minimo per legge sia controproducente per lo sviluppo e la crescita dell’occupazione. Non è procrastinando forme di assistenzialismo fini a se stesse che si creano le condizioni per far ripartire il Paese. Serve invece sbloccare i i cantieri, investire nella formazione, nella ricerca e nell’innovazione tecnologica, tenendo ben presente che gli ammortizzatori sociali devono sostenere chi sta cercando lavoro e chi lo ha perso e non sostituirsi al lavoro stesso”.