27/01/2023

Safilo annuncia la chiusura dello stabilmento di Longarone

Assemblee e sciopero dei lavoratori

“Una scelta ingiustificata, assurda e che risponde alla sola logica del profitto e di spregio assoluto nei confronti delle persone”. Con queste parole i segretari generali di Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil del Veneto, rispettivamente Michele Corso, Stefano Zanon e Giampietro Gregnanin condannano la scelta di Safilo - comunicata prima alla stampa che ai lavoratori - di considerare lo stabilimento di Longarone e i suoi 472 lavoratori non più strategici, dopo che aveva condiviso con tutti gli attori politico-economici e sociali che quel sito avrebbe dovuto diventare il “gioiellino della produzione in metallo”.

La decisione di chiudere la storica fabbrica è stata annunciata giovedì sera nella sede di Veneto Lavoro nel corso di un incontro fra le organizzazioni sindacali e l’amministratore delegato di Safilo Group Angelo Trocchia, alla presenza dell’assessore al lavoro della Regione Elena Donazzan. La risposta dei lavoratori non si è fatta attendere: nella mattina di oggi, venerdì, dopo le assemblee sindacali convocate d’urgenza, è stato proclamato uno sciopero a cui hanno aderito tutti.

Nonostante l’azienda abbia chiuso il bilancio 2022 tornando sopra la soglia del miliardo di euro di ricavi, con una crescita di oltre l’11% sull’anno precedente, in un passaggio della nota del gruppo sui risultati 2022 si legge che “in relazione all'analisi strategica in corso, vista l'evoluzione del portafoglio prodotto, il contesto economico, le dinamiche competitive nell'industry e una persistente sovracapacità produttiva, il Consiglio di amministrazione di Safilo, nel ribadire l'importanza dei siti produttivi di Santa Maria di Sala (Venezia) e Bergamo, del centro logistico di Padova, e delle capacità creative del Gruppo, ha dato mandato al management di esplorare delle soluzioni alternative per lo stabilimento di Longarone, il cui contenuto si delineerà meglio nelle prossime settimane”.

“Avremmo dovuto discutere del futuro industriale degli stabilimenti della Safilo in Veneto - spiegano Zanon, Corso e Gregnanin - della difesa dell’occupazione e della salvaguardia delle professionalità, delle competenze delle maestranze. Invece ci troviamo di fronte anche al mancato rispetto degli impegni sottoscritti nel 2019 al Mise che stabilivano la gestione degli esuberi nei tre stabilimenti senza prevedere il disimpegno di Safilo Group Spa in nessuno dei tre stabilimenti in Veneto”.

Longarone ha pagato a caro prezzo quel piano di ristrutturazione: dopo il taglio di 400 dipendenti avvenuto nei primi mesi del 2020, dovuto alla perdita di grosse licenze, e la recente cassa integrazione per i lavoratori rimasti, ora si prospetta l’incubo della chiusura.

“È vero che nel passato Safilo è stata in crisi - sottolinea il segretario generale della Femca Cisl Belluno Treviso Gianni Boato - ma attraverso gli accordi, il sindacato ha permesso la continuità aziendale, tanto che oggi i ricavi superano il miliardo di euro e gli utili i 100 milioni. La chiusura non è accettabile, tanto più se si pensa che lo stabilimento Safilo di Longarone, come tanti altri insediamenti industriali di quella zona, nasce dall’idea di ridare dignità a un territorio che ha subito un dramma come quello del Vajont”.

“L’incontro di giovedì - proseguono Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil - ha aperto uno squarcio sia nelle relazioni industriali che nei contenuti. L’azienda ha dimostrato un atteggiamento di mancanza di rispetto nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori e del territorio poiché nei precedenti incontri aveva sempre rassicurato il sindacato sostenendo la tenuta o lo sviluppo di tutti i siti produttivi veneti. Safilo, con questa decisione, va nella direzione di ritirarsi da Longarone e dal Paese poiché è prevedibile che nel tempo, questa scelta possa far perdere strategicità anche allo stabilimento di Padova e a quello di Santa Maria di Sala che già lavora per conto terzi per la Kering Eyewear Spa”.

Femca, Filctem e Uiltec ribadiscono che le scelte aziendali non possono ancora una volta ricadere esclusivamente sulle lavoratrici, sui lavoratori e sulla comunità salvaguardando soltanto le logiche del profitto aziendale legato alla quotazione in borsa. Le organizzazioni sindacali si dichiarano disponibili a ripristinare una linea di confronto concreta e propositiva volta ad avviare fin da subito un percorso che coinvolga le istituzioni venete, l’imprenditoria dell’occhialeria, il Ministero delle Imprese e del Made in Italy e la comunità bellunese per affrontare la situazione.

“Sin da subito - concludono i sindacalisti - attiveremo tutte le forme di mobilitazioni democratiche a sostegno dei lavoratori e per la difesa del patrimonio storico ed economico dell’occhialeria rappresentato dal sito di Longarone”.