19/02/2011

Intervento di Lorenzon sul Patto per lo sviluppo

Essendo stato tra coloro che hanno firmato il "Patto per lo sviluppo" con Unindustria di Treviso, avrei preferito attendere che altri lo commentassero, disponibile eventualmente a fornire qualche spiegazione.
Avendo visto però che Paolino Barbiero, leader della Cgil provinciale, firmatario al pari di Cisl e Uil del Patto, non ha resistito alla tentazione di voler dire la sua, mio malgrado, sono costretto a fare un paio di precisazioni.

La prima, riguarda l'ipotesi di modifica dell'art. 41 della Costituzione su cui Barbiero si è a lungo soffermato. Data l'attuale situazione politica, penso che sia più facile fare l'unità sindacale che modificare tale articolo. Meglio quindi lasciar perdere, perché ci sono già troppi a far confusione.
La seconda, più delicata e importante, riguarda la sottolineatura della firma unitaria del Patto (cosa di cui sono ovviamente soddisfatto), che rappresenterebbe un comportamento al quale anche i livelli nazionali farebbero bene ad ispirarsi, con evidente riferimento alle "firme separate" di cui si sono rese responsabili Cisl e Uil.

Barbiero dimentica un particolare decisivo: che la ratifica del "Patto per lo sviluppo" da parte dei nostri organismi sindacali avviene dopo che i rispettivi segretari generali hanno firmato, cioè dopo che si sono assunti la responsabilità di chiudere positivamente la trattativa con un'intesa. E questo va riconosciuto alla Cgil di Treviso.

Ma questo è invece ciò che la Cgil nazionale spesso si è rifiutata di fare. Comportamento legittimo, ma non al punto di pretendere di esercitare un diritto di veto, dal momento che il giudizio su un'intesa non dipende dalla unitarietà della firma, ma dalla sua utilità per i lavoratori.
Quanto poi alla facoltà di comunicare in qualsiasi momento la disdetta unilaterale del Patto, mi permetto di offrire un'interpretazione diversa da quella fornita da Barbiero.

Il senso vero di tale facoltà risiede nel fatto che la bontà del Patto va sperimentata nei suoi esiti concreti: se questi sono a vantaggio delle aziende e dei lavoratori bene, altrimenti non serve a niente e si può tranquillamente disdettare.

Un accordo non è buono se è unitario, come viceversa non necessariamente è unitario quando è buono. Un accordo è buono solo se fa gli interessi dei propri rappresentati: nel nostro caso se, grazie all'accordo, le aziende riusciranno a competere più efficacemente sui mercati mondiali con meno costi, e se i lavoratori avranno una buona occupazione ed un buon salario.

Tutto il resto è un'inutile polemica.

Franco Lorenzon
Segretario generale Cisl Treviso