28/06/2012

Allarme disoccupazione in provincia di Treviso

Allarme disoccupazione in provincia di Treviso

Quasi 3600 licenziamenti dall'inizio dell'anno, 24 mila trevigiani senza lavoro

Calvagna (Cisl Treviso): "Servono politiche attive e un nuovo patto sociale"

Treviso - 23.940 trevigiani senza lavoro, 3598 licenziamenti da gennaio alla metà di giugno. E' allarme disoccupazione in provincia di Treviso. I dati elaborati dall'Ufficio Studi della Cisl di Treviso parlano chiaro. Se il 2011 si è chiuso con un saldo assunzioni-licenziamenti negativo di 3600 unità (3600 posti di lavoro persi), il 2012 si è aperto con 3598 licenziamenti, di cui 2422 nelle piccole imprese e 1176 nelle grandi imprese. E i mesi a venire non promettono nulla di buono. Al 31 dicembre dell'anno scorso in provincia di Treviso c'erano 100 aziende con Cassa integrazione straordinaria approvata con decreto ministeriale. Di queste 100 aziende, 71, tra i mesi di maggio 2012 e dicembre finiranno l'utilizzo di tale ammortizzatore. Tra gennaio e aprile 2012 si sono aperte 30 nuove crisi aziendali che coinvolgono 751 lavoratori.

"La situazione è grave - afferma Alfio Calvagna, segretario della Cisl di Treviso -. Al 31 dicembre 2011 gli iscritti nelle liste di disoccupazione erano 23.940. Nel 2010 erano 23.502; nel 2009 26.553, mentre nel 2008 18.099. Dei quasi 3600 licenziati da gennaio alla metà di giugno, la maggior parte è costituita da donne e uomini con un'età compresa tra i 40 e gli oltre 50 anni, provenienti prevalentemente da aziende del manifatturiero, poco professionalizzati, e difficili da riqualificare. E' fondamentale occuparci di questi lavoratori e delle imprese da cui escono, che producono soprattutto per il mercato interno, oggi in forte rallentamento. Dobbiamo pensare ad un manifatturiero qualitativamente più elevato, più competitivo, capace di creare nuova occupazione, che sappia avvalersi delle vecchie competenze dei lavoratori ultraquarantenni e delle nuove professionalità. Provare a percorrere questa strada è una responsabilità di tutta la società trevigiana: non possiamo cadere nella trappola della rassegnazione, dobbiamo essere capaci di proporre una speranza a questa folla di disperati".

"Ci preoccupa - prosegue Calvagna - il crescente disagio sociale indotto dalla crisi. I dati sulla disoccupazione sono la punta della piramide, alla sua base c'è un'ampia fascia di marginalità che non riguarda più solo gli immigrati. Siamo preoccupati perché la ricca Marca Trevigiana non ha anticorpi, non è preparata a gestire un crescente disagio sociale". La strada da percorrere? "Serve un nuovo patto sociale che contenga al suo interno un progetto strategico di politica industriale capace di riposizionare il nostro sistema produttivo, governare le tante crisi ancora aperte e dare un futuro alle piccole-medie imprese. E' da mesi che si fanno prove concrete di dialogo tra le parti sociali per governare le ricadute della crisi in ambito locale, basti pensare all'accordo sulla contrattazione territoriale, che in queste settimane si sta concretizzando con la sottoscrizione degli accordi di settore e che ci auguriamo possa evolvere nella fase relativa al welfare locale, ma anche alla rete di sportelli per il lavoro che si sta realizzando in tutto il territorio provinciale, grazie all'iniziativa promossa dal Centro per l'impiego di Treviso e dall'assessorato al Lavoro della Provincia alla quale hanno aderito tutte le associazioni imprenditoriali e la Cisl di Treviso".

Treviso, 28 giugno 2012

Cisl Treviso
Ufficio Stampa